La grinta, la forza e la sensibilitĆ di Silvia Chiappa: Ā«Sono le piccole cose che ci fanno felici, liberandoci dai brutti pensieriĀ». Con silenzio e tenacia, la bergamasca Silvia Chiappa ĆØ sempre presente all’appello di gare di medio-lunga distanza e di skyrunning. Silvia si presenta cosƬ, fedele alla divisa verde e nera firmata Altitude.
Quando hai iniziato a correre?
Ā«Ho cominciato esattamente 5 anni fa per perdere quei chili di troppo che mi portavo dietro dopo una gravidanza. Inizialmente correvo la domenica alle tapasciate e poi ho fatto il passo nel mondo delle sky, prima, e dei trail, dopoĀ».
Come ĆØ nato l’incontro con la societĆ Altitude di Treviolo?
Ā«Le mie prime gare erano sky e, nonostante non arrivassi a podio, entravo sempre in classifica, riconosciuta dagli speaker come “libera”. Fu al Giro delle Casere che Mauro Rota, il presidente dell’Altitude in quel periodo, mi chiese se volevo entrare nel loro gruppo. Da allora porto con gioia la loro divisa, perchĆ© mi hanno sempre trattato bene ed ĆØ come essere in una famiglia. Non cambierei societĆ , non voglio fare un torto al team, anche se la Carvico Skyrunning mi ha chiesto piĆ¹ di una volta di entrare con loroĀ».
Irrefrenabile runner, ti abbiamo visto gareggiare sia domenica scorsa alla Maddalena Urban Trail sulla 43 km che questa domenica al Pico Trail di 16 km. Due misure diverse di gare, come sono andate?
Ā«Faccio la Maddalena da 3 anni, ormai si puĆ² dire che la conosca. Ć una distanza su cui posso dire la mia. Le condizioni meteorologiche erano ottimali e la visione panoramica perfetta. Il Pico, invece, l’ho fatto perchĆ© la Valle Imagna mi dĆ sempre grandi emozioni, anche se la lunghezza non mi si addice. Su entrambe, perĆ², ho avuto problemi di crampi fortiĀ».
Ti abbiamo visto all’arrivo della Maddalena, finisher ma dolorante. Come mai questo problema dei crampi?
Ā«Da un po’ di mesi, superati certi chilometri, mi si presentano i crampi. Non posso dire di non essermi preparata bene per la Maddalena. Ero in forma, e mi son sempre alimentata bene. Molto probabilmente ĆØ una concatenazione di vari infortuni avuti quest’anno e non guariti bene: una forte tendinite alla ZacUp (ma comunque portata a termine) e poi una lesione all’adduttore. Ora mi ritrovo a combattere i crampi durante le gare!Ā».
Per quale motivo preferisci le lunghe distanze?
Ā«PerchĆ© carburo piano piano, e posso prendermela con comodo, godendomi la gara, mentre le corse corte richiedono un impegno breve e intenso, non adatto al mio stile mentale. Bisogna concentrare tutte le energie in poco tempo, rischiando di non godersi del tutto la garaĀ».
Hai qualche gara particolare in mente?
Ā«Vorrei, prima o poi, riuscire a finire il Trofeo Kima. Nel 2012 sono stata fermata agli ultimi 8 km dal medico di gara, perchĆ© le mie condizioni fisiche, secondo lui, non mi consentivano di portare a termine la gara. Iniziavo ad avere un principio di congelamento con labbra viola ed ero poco reattiva. Non ho voluto impormi e ho deciso di seguire le indicazioni del medico, facendomi portare a valle dall’elicottero. Ho ritentato, in prova, il percorso del Kima, ma ho sempre constatato che sforo di 30 minuti. Ad oggi mi rimane ancora quel boccone amaro che non scende. Spero, presto o tardi, di poter abbattere quei 30 minutiĀ».
M.E.Ro.
(credit photo Cinzia Corona /Carvico Skyrunning/emozionefoto@gmail.com)